Brano: Arditi del popolo
Paese e alle organizzazioni fasciste « la subdola, nefasta azione di Nitti e della plutocrazia demagogica e antinazionale, di cui è frutto la costituzione degli Arditi del popolo ».
La lotta armata
Da quel momento l’organizzazione degli Arditi del popolo, a Roma e nel Lazio, cominciò ad assumere consistenza. Nei diversi quartieri della Capitale sorsero nuovi battaglioni, compagnie e sezioni, sotto il comandor Oltre che di Argo Secondari, di Vincenzo Baldazzi e di Giuseppe Mingrino. Tra i più popolari dirigenti delle compagnie rionali si ricordano gli ex ufficiali degli arditi Vittorio Ambrosini, Antonio Cecchini e Spartaco Provaglia. L'organizzazione si estese anche ad altre città: sezioni sorsero rapidamente a Livorno, Pisa, Parma, Cremona. Il 24.7.1921 gli A.d.p. tennero a Roma il loro primo convegno nazionale, cui parteciparono rappresenta[...]
[...]no (Torino), dal sindaco comunista Arturo Bendini; a Livorno, dal tenente Quaglierini; a Ravenna, dal tenente Alberto Acquacalda; a Vicenza, da Domenico Marchioro; a Viterbo, dal tenente Rusatti; a Crema, da Serafino^ Scorsetti; a Napoli, dal tenente Bianco; a Orte, dall’anarchico Andrea Del Sole. Il 2.9.1921 uscì a Roma il primo numero del quindicinale L’Ardito del Popolo, giornale di difesa proletaria.
Tra le azioni in cui si distinsero gli Arditi del popolo si possono ricor* dare: la difesa di Bari dell’agosto 1922 (alla testa dei difensori si trovava Giuseppe Di Vittorio, allora sindacalista); i sanguinosi scontri di Brescia (4.8.1922) contro le squadre fasciste capitanate da Augusto Turati; la vittoriosa battaglia di Parma, detta dell'Oltretorrente, dal 1° al 6 agosto 1922, sotto la guida dell’on. Guido Picelli (allora socialista), del segretario della Federazione comunista C. Filippini e del segretario della gioventù comunista Dante Gorreri (oggi deputato comunista), contro migliaia di fascisti capeggiati da Italo Balbo e da Roberto Farinacci[...]
[...]enzo contro i fascisti capeggiati da Giuseppe Bottai, e inoltre a Porta Pia, al quartiere Trionfale, a Piazza Farnese; a Napoli, il 2.11.1922, contro le squadre nazionalistefasciste dei cosiddetti Cavalieri del Re. Ma dopo questi brillanti episodi, con l’ascesa del fascismo al potere, esposto agli attacchi concentrici dei fascisti e della forza pubblica, abbandonato a se stesso dai partiti e privo di una seria base ideologica, il movimento degli Arditi del popolo fu inesorabilmente condannato a disperdersi.
I comunisti e gli Arditi del popolo
Alla base, molti iscritti al Partito comunista avevano entusiasticamente aderito al movimento, senonché il Comitato esecutivo impartì a un certo momento la direttiva che non si doveva entrare a farvi parte, e annunciò contemporaneamente la costituzione di gruppi militarmente organizzati, composti da iscritti al partito, il comunicato del 7.8.1921 diceva, fra l’altro: « Gli Arditi dei popolo si propongono, a quanto sembra, di realizzare la reazione proletaria agli eccessi del fascismo, con l'obiettivo di ristabilire l’ordine e la normalità della vita sociale. L’obiettivo dei comunisti è ben[...]
[...]ti di Nitti » o « Arditi di Nitti » così li definiva il quotidiano Il Comunista.
Quantunque l’Internazionale Comunista fosse favorevole a questo movimento, in Italia soltanto gli anarchici appoggiarono effettivamente gli A.d.p.. All’inizio, prima della presa di posizione dell’Esecutivo del
partito, si espresse favorevolmente nei loro riguardi, sia pure con delle riserve, anche Antonio Gramsci, che scrisse: «... L’on. Mingrino aderisce agli Arditi del popolo. Dà all’istituzione il suo nome, la sua qualità di deputato socialista, il prestigio della sua figura, diventata simpatica al proletariato rivoluzionario per l’atteggiamento tenuto durante l’aggressione fascista contro il compagno Misiano. Ma qual è la missione degli Arditi del popolo, secondo l’on. Mingrino? Essa dovrebbe limitarsi a determinare un equilibrio alla violenza fascista, dovrebbe essere di pura resistenza, dovrebbe insomma avere dei fini puramente sindacali. L’on. Mingrino crede dunque, ancora, che il fascismo sia una manifestazione superficiale di psicosi postbellica? Non si è ancora persuaso che il fascismo è organicamente legato all'attuale crisi del regime capitalista e che sparirà solo con la soppressione del regime?
...Iniziare un movimento di riscossa popolare, aderire a un movimento di riscossa popolare ponendo preventivamente dei limiti alla sua es[...]
[...]riscossa popolare, aderire a un movimento di riscossa popolare ponendo preventivamente dei limiti alla sua espansione, è il più grave errore di tattica che si possa commettere in questo momento. Non bisogna creare illusioni nelle masse popolari, che soffrono crudelmente e che dalle loro stesse condizioni di sofferenza sono portate a illudersi, a credere di alleviare il loro dolore mutando di fianco... Sono i comunisti contrari al movimento degli Arditi del popolo? Tutt’altro: essi aspirano al l’armamento del proletariato, alla creazione di una forza armata proletaria che sia in grado di sconfiggere la borghesia e di presidiare l’organizzazione e lo sviluppo delle nuove forze produttive generate dal capitalismo. I comunisti sono anche del parere che per impegnare una lotta non bisogna neppure aspettare che la vittoria sia garantita per atto notarile. Spesse volte nella storia i popoli si sono trovati al bivio: o languire giorno per giorno d’inedia, di esaurimento, seminando la propria strada di pochi morti ai giorno che diventano però una folla nelle s[...]
[...] notarile. Spesse volte nella storia i popoli si sono trovati al bivio: o languire giorno per giorno d’inedia, di esaurimento, seminando la propria strada di pochi morti ai giorno che diventano però una folla nelle settimane, nei mesi, negli anni; oppure rischiare l’alea di morire combattendo in un supremo sforzo di energia, ma anche di vincere, di arrestare di colpo il processo dissolutivo ».
Sul piano storico, ancora oggi l’importanza degli Arditi del popolo viene in diverso modo valutata e il movimento viene presentato come un fenomeno quasi esclusivamente parmense, facente capo a Picelli. In realtà, l’iniziativa sorta a Roma nell’aprile 1921 assunse ben presto carattere nazionale. Si trattò di un movimento di una certa importanza che, di fatto, indicava una giusta direzione da seguire nella lotta unitaria contro il fascismo; condusse tale lotta come gli veniva consentito dalle circostanze, ma sempre con ammirevole slancio. L’ostilità dei riformisti, la diffidenza e la settaria incomprensione dei dirigenti dei partiti proletari ne soffocarono le[...]